Casa Morra
Il carattere di casualità è il primo tratto distintivo dell’opera Stockroom (1960-1992), come sottolineato nelle parole di Kaprow: «…questa versione di Stockroom deve essere dipinta dal visitatore in un colore diverso ogni giorno: bianco, rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, nero, ripetendo questa sequenza ogni otto giorni. Le persone che hanno piacere di partecipare troveranno pennelli adatti, rulli, una scala e qualche cosa per proteggere i vestiti. Sentitevi liberi di partecipare a questo procedimento».
Per il primo anno di mostre, Casa Morra propone il reenactment di uno dei 7 Environments di Allan Kaprow, allestito per la prima volta al Moderna Museet di Stoccolma nel 1960. Il suo riadattamento è stato esposto alla Fondazione Mudima di Milano nel 1991 e poi presso lo Studio Morra nel 1992, in accordo con l’artista. Per i nuovi allestimenti degli anni ’90 si può parlare più propriamente di “reinvenzioni”, laddove il concetto riguarda una nuova creazione: i lavori riprodotti, infatti, non solo differiscono nettamente da quelli originali, ma fanno di questa differenza un loro elemento caratterizzante. Con i suoi Ambienti Kaprow abbatte la distanza tra spettatore e opera e lo fa anche attraverso il tempo, permettendo al fruitore di poter continuare a essere, in qualsiasi momento, protagonista dell’opera.
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Randomness is the primary distinctive feature of Stockroom (1960-1992), as we can read in Kaprow’s own words: “…visitors must paint this version of Stockroom a different colour every day: white, red, orange, yellow, green, blue, purple, and black, repeating this sequence every eight days. Anyone wishing to participate will find suitable brushes, rollers, a ladder, and something to protect their clothes. Feel free to participate in this process”.
In the first year of the exhibitions, Casa Morra offers a re-enactment of one of Allan Kaprow’s 7 Environments, first shown at the Moderna Museet in Stockholm in 1960. With the artist’s permission, an adapted version was exhibited at the Fondazione Mudima in Milan in 1991 and then at Studio Morra in 1992. It might be more appropriate to speak of the installations from the 1990s as “reinventions”, where the concept concerns a new creation: the works reproduced clearly differ from the originals, but they also make of this difference their distinguishing feature. With his Ambienti [Environments], Kaprow narrows the distance between the viewer and the work of art. There is also a diachronic element, allowing the viewer to go on being the protagonist of the work at any time.