Casa Morra

3° anno – 2018 – 3P+B – VETTOR PISANI

Figlio delle Avanguardie Storiche, e in particolare del Dada – come si descriveva egli stesso – Vettor Pisani si muove tra linguaggi differenti, giocando tra realtà e finzione, tra rimandi e citazioni alla storia dell’arte, senza per questo sconfinare in un lavoro puramente citazionista. L’opera dell’artista, complesso ed enigmatico, ruota spesso attorno a figure mitologiche e alla loro simbologia, come nel caso del Cilindro con Hermes (2007), dove il dio greco viene scelto a esemplificare la velocità mercuriale. E anche i materiali e i colori vengono selezionati in virtù della loro simbologia e del loro fascino: “Nei miei lavori convivono, come si sa, il nero o il bleu Klein, i non colori della melanconia, di un’ “Opera al nero” centro gravitazionale delle ombre e l’Oro delle tante fusioni in bronzo dorato, raffiguranti uova, lumache, calchi di isolotti, finocchi, fichi, teste sfingee e apollinee, Hermes e teschi per una simbologia della fecondità e dell’immortalità.”

In Il mio cuore è un cupo abisso (2004) Pisani mette in scena le “metafore ossessive” attraverso il valore del simbolo, del sacro e del profano, dello spirituale e del materiale e riporta in luce i temi dell’arte simbolista in un dialogo tra pittura e testo. È un ritorno alle sue origini, rintracciabili nell’isola di Ischia, dove l’artista nel 2005 realizza con la Fondazione Morra la mostra Nostalgia. Volo di ritorno. In quest’occasione, si esprime così:

“Il mio cuore è un cupo abisso dove galleggia, emerge silenziosa e tragica un’isola della memoria e dell’oblio, dell’Essere, del mio Io tragico e comico, di tutti i resti e i frammenti della mia vita passata presente e futura alla deriva dello spazio tempestoso e del tempo impietoso e crudele. Un fluttuare catastrofico e doloroso di pensieri e cose perdute e ritrovate e ancora perdute nel vano tentativo di trovare un senso alla vita, uno scopo all’arte e all’essere artista.

L’isola di Ischia è stata l’isola della mia infanzia, della mia fanciullezza perduta, ahimè! per sempre. La ricordo ancora con nostalgia, bellissima suggestiva e nobile, solitaria. Oggi il saccheggio edilizio, il consumismo e l’espansione demografica l’hanno trasformata in una triste ed infelice periferia di Napoli.” Tratto da Volo di ritorno. Dialogo da viaggio in 43 stazioni (+1) con l’artista

A child of the historical avant-gardes and Dada in particular – as he put it – Vettor Pisani drifts between different idioms, playing between reality and fiction, between references and quotations from the history of art but never becoming a mere borrower. The work of this complex and enigmatic artist often revolves around mythological figures and their symbolism, such as his Cilindro con Hermes (2007), where the Greek god exemplifies mercurial speed. His materials and colours are also selected for their symbolism and allure: “In my works, as we know, black and Klein blue coexist, the non-colours of melancholy, of a ‘Black Opera’, the gravitational centre of shadows, and the Gold of the many gilded bronze casts depicting eggs, snails, plaster casts of small islands, fennel, figs, the heads of the Sphinx and Apollo in effigy, Hermes, and skulls to symbolize fertility and immortality”.

In Il mio cuore è un cupo abisso [My Heart is a Dark Abyss] (2004), Pisani stages “obsessive metaphors” through the value of the symbol, the sacred and the profane, the spiritual and the material, and brings to the fore again the themes of Symbolist art in a dialogue between painting and text. It is a return to his origins, which can be traced back to the island of Ischia, where the artist held his exhibition named Nostalgia. Volo di ritorno.[Nostalgia. Return Flight] This is what he had to say about it:

“My heart is a dark abyss where an island of memory and oblivion, of Being, my tragic and comic Ego – all the remains and fragments of my past, present, and future life adrift in stormy space and merciless and cruel time – floats and emerges silently and tragically. A catastrophic and painful fluctuation of thoughts and things lost and found and lost again in a vain attempt to find a meaning to life, a purpose to art, and being an artist. The island of Ischia was the island of my childhood, a childhood lost, alas, forever. I still recall it with nostalgia: beautiful, evocative, noble, and solitary. Uncontrolled construction work, consumerism, and demographic expansion have now transformed it into a wretched and unhappy suburb of Naples”. From Volo di ritorno. Dialogo da viaggio in 43 stazioni (+1) con l’artista