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Il camice del pittore

il camice del pittore

la mia grande venerazione per stefan george e gustav klimt e la mia convinzione che l’esercizio artistico possa essere paragonato all’attività del sacerdote, già dal 1960 mi hanno spinto a portare un camice bianco semplice tagliato a forma di tonaca durante le mie sedute pittoriche, portare il camice ha più tardi assunto un valore ancora più profondo, quando mi sono occupato dei relitti dell’o.m. theater.

l’attore sceso estaticamente nell’eccesso macchia, sparge la superficie del quadro il più spontaneamente possibile, guidato dalla sua intensità ed emozione. spesso ancora più spontaneamente di quanto si riesca a fare sulla tela del dipinto, l’intensità si trasferisce sul CAMICE. esso viene automaticamente macchiato, insudiciato, sporcato, toccato, spalmato, sparso, spruzzato di sangue (colore rosso) di tutti i colori dell’arcobaleno, dello spettro dei colori.

il processo si sismografa più decisamente, poiché il pensiero forzatamente riordinante viene estromesso. il caso provocato, concepito è solitario dominatore, solo l’intensità del processo si delinea incorruttibile, innegabile.

il camice si bagna di “sudore e sangue” del colore, macchie di sangue bagnate, colorate di sangue colorato, si formano e si appiccicano al corpo nudo del pittore. la trementina volatilizzadosi velocemente diventa acqua di sangue. il colore diventa sangue colorato verde, blu, lilla, violetto, nero. la discesa del pittore verso il regno disgustoso, della perversione, della morte, dell’omicidio, del sacrificio, del venire ucciso, del venire sacrificato, la sua discesa verso l’orgiastico, la sessualità sfrenata, nel precipizio e nel pericolo dell’esperienza, delle nostre forze fondamentali che ci definiscono, si esterna nella precipitazione color sangue sul camice.

è come se il pittore che ci apre il precipizio nel processo pittorico arrivasse vicino a sudare sangue, a bere il calice, alla flagellazione, alla crocifissione, allo strappo di dioniso, all’accecamento di edipo. il suo mantello sacerdotale, il suo camice da vittima è impregnato dal timbro bagnato dell’alienazione.

IO SONO IL PITTORE CHE PIGIA PER VOI QUESTO VINO ECCELLENTE. IL MIO CAMICE È SEGNATO E PORTA TRACCE BAGNATE DELLA CARNE SANGUINOLENTA DELL’UVA PORPORA SCHIACCIATA, BAGNATA, DEL MOSTO FERMENTANTE EVAPORANTE FUMANTE. esso è spruzzato dal vino fermentato, narcotizzante, inebriante fino alla pazzia fresco come il mosto.

IO SONO IL PITTORE CHE UCCIDE E CACCIA PER VOI L’ANIMALE (mostro, animale divino, toro di mitra, drago, animale totem). io rovisto con le mie due MANI nella CARNE BAGNATA DI SANGUE DELLE SUE INTERIORA E COSPARGO IL MIO CAMICE CON FECI SANGUE COLPA. spesso appendo il camice a un quadro come il massimo ornamento e trofeo per arricchire la sua struttura cromatica. ci sono quadri che non hanno bisogno del camice, altri lo richiedono, sia i quadri che il camice possono esistere da soli, se non rimango soddisfatto di un camice, lo dipingo con gesti severi.